17 Luglio 2016 at 23:47 · Amministratore · Commenti disabilitati su «Ti amo o ti limbico?»
«Ti amo o ti limbico?»
Uno dei punti centrali dell’esperienza umana è la capacità di provare emozioni: quotidianamente descriviamo la nostra vita e noi stessi in base a quello che proviamo in un determinato momento.
L’emozione è uno stato fisiologico caratterizzato da un inizio, un picco e una fine ed è legato sempre al significato di uno stimolo interno o esterno a noi, ma soprattutto a un insieme di espressioni facciali e comportamenti specifici.
Siamo fatti di felicità, tristezza, rabbia, paura, disgusto: sono queste alcune tra le emozioni primarie studiate dai neuroscienziati. L’oggetto di studio delle Neuroscienze Affettive sono i processi cerebrali alla base delle emozioni.
Cuore vs. Cervello
Molto spesso ci sentiamo come dilaniati da una guerra interiore: il cervello ci indica una via, ma il cuore tende ad un’altra. Mentre la prima è asfaltata e ben tenuta, la seconda è fatta di buche e sassi. Questa esperienza soggettiva potrebbe portarci a considerare le emozioni come secondarie al ragionamento e, più nello specifico, a localizzare nel cervello le funzioni superiori e considerare le funzioni provenienti dal corpo, tra cui le emozioni, “al pari degli istinti animali”: questo è esattamente l’errore in cui è caduto Cartesio (vedi Errore Cartesiano).
Esiste un cervello emozionale? Soprattutto grazie alla misurazione dei correlati neurofisiologici attraverso le tecniche fMRI e PET è stato possibile affermare che le emozioni sono inequivocabilmente legate a specifici circuiti cerebrali.
Il sistema limbico, costituito da amigdala, ippocampo e ippocampo, sarebbe la parte più sentimentale del nostro cervello. Dal punto di vista evoluzionistico le aree limbiche sono le più antiche: esse si occupano delle funzioni vegetative sin dall’epoca primitiva e man mano si sono evolute per regolare i comportamenti di reazione a fonti di pericolo, le cosiddette situazioni fight-or-flight. Proprio per la loro fondamentale importanza, sono le aree che si sviluppano per prime durante la vita dell’individuo e durante l’adolescenza raggiungono completa maturità, a differenza della più recente corteccia prefrontale, i cui feedback in questo periodo non sono ancora abbastanza maturi da controllare gli impulsi sottocorticali (ecco spiegato perché gli adolescenti sono particolarmente propensi all’azione e poco alla riflessione!).
Tra i principali studiosi dei circuiti neurali delle emozioni il contributo di Panksepp è stato fondamentale: egli si è occupato di indagare i sistemi neurotrasmettitoriali specifici per ogni emozione. La teoria di Panksepp (1998) prevede l’esistenza di sette sistemi affettivi primari e per ognuno di questi esisterebbe un circuito e dei neurotrasmettori specifici:
- ricerca di curiosità, legato all’azione di DA, Glu e oppiacei a livello del nucleus accumbens
- rabbia, legata all’acetilcolina e il glutammato a livello dell’amigdala e dell’ipotalamo
- paura, legata principalmente al Glu e alla sua azione nei confronti dell’amigdala laterale e dell’ipotalamo
- desiderio sessuale, legato agli ormoni sessuali
- cura, legata all’ossitocina
- tristezza, intesa come assenza di cura
- gioco, legato ad azioni dopaminergiche e serotoninergiche
Se pensiamo al celebre aforisma shakespeariano “siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”, non possiamo che dissentire: siamo ben altro, per fortuna!
Siamo corpo, siamo mente, siamo emozioni: è la giusta combinazione di questi aspetti che ci rende così meravigliosamente umani.
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