
29 Luglio 2019 at 11:20 · Amministratore · Commenti disabilitati su Gay Pride (RC 2019)
Gay Pride (RC 2019)
Il corteo del Gay Pride a Reggio Calabria sabato scorso ha finalmente colorato la già stupenda Via Marina della nostra città.
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Il corteo del Gay Pride a Reggio Calabria sabato scorso ha finalmente colorato la già stupenda Via Marina della nostra città.
Il sesso virtuale è un comportamento che coinvolge due o più persone, al fine di ottenere eccitamento, piacere e gratificazione attraverso l’uso di Internet. Questa attività può comprendere l’invio di contenuti erotici, a volte associati a foto e video esplicitamente sessuali.
Dall’11 al 17 marzo 2019 si è celebrata la Settimana del Cervello, una vera e propria sfida globale lanciata dalla Dana Alliance for Brain Initiatives e promossa in Italia da Hafricah.NET per divulgare le più recenti scoperte neuroscientifiche. Dal 2016 l’Italia è fortemente attiva nella promozione di attività divulgative – come seminari, workshop, screening – che hanno come argomento principale il funzionamento del nostro cervello.
E’ esattamente questa la domanda che ci siamo posti assieme ad un gruppo di brillanti colleghi. Abbiamo quindi deciso di partecipare alla Settimana del Cervello 2019, proponendo una serie di eventi per parlare del cervello, delle ultime e interessanti ricerche neuroscientifiche e degli ambiti nei quali queste potessero essere applicate nella vita di tutti i giorni.
Abbiamo contattato alcune associazioni attive nel territorio reggino per proporre le nostre idee e in questo modo è stato possibile realizzare tre eventi:
Il momento in cui si riceve una diagnosi di neoplasia è un evento che stravolge non solo la vita del paziente, ma quella di tutti coloro che gli stanno attorno. La famiglia è generalmente in prima linea: si prenderà cura di lui o di lei e rappresenterà un vero e proprio provider di cura.
La figura del caregiver primario, infatti, si delinea spesso all’interno del nucleo familiare: quest’ultim* prenderà parte al percorso terapeutico del paziente e risponderà ai suoi bisogni fisici, sociali, emotivi, psicologici e assistenziali. Le caratteristiche e le modalità di funzionamento del sistema familiare sono fattori chiave per il mantenimento del benessere emotivo del paziente.
Questo è ulteriormente vero per quanto riguarda il caregiver: il suo benessere emotivo e psicologico si riflette su quello del paziente, pertanto, la vera e propria cura dipenderà da lui o da lei. Partendo proprio da queste premesse, è importante incoraggiare la presa in carico della figura del caregiver, fornendo supporto educativo e psicologico, guidarlo alla corretta gestione del paziente e coinvolgerlo nel sostegno emotivo e affettivo alla famiglia.
Per iniziare al meglio la Settimana del Cervello 2019, assieme ai colleghi Roberta Cortese, Iman Meskelindi e Giuseppe De Santis, abbiamo deciso di proporre un evento per l’Associazione Italiana Leucemie (AIL) di Reggio Calabria e, nello specifico, a Casa AIL, che ospita pazienti e caregiver, a volte intere famiglie.
Durante la prima parte dell’evento che si è svolto il 12 marzo 2019 si è scelto di illustrare la figura del caregiver oncologico, con particolare attenzione a tutte le attività che questa persona deve svolgere: presa in carico fisica e assistenziale, emotiva e psicologica.
La seconda sessione è stata pensata come parte più esperienziale: caregiver e professionisti si sono confrontati sul terreno delle esperienze. E’ stata data la possibilità di sottoporsi alla somministrazione di test standardizzati, utili al monitoraggio del carico di ciascun caregiver.
I disturbi psicologici e comportamentali nelle demenze (Behavioral and Psychological Syntoms in Dementia, BPSD) ricoprono un ruolo determinante nella percezione del carico assistenziale del caregiver, letteralmente colui che si prende cura del paziente – quindi partner, figli in primis.
Assieme ai colleghi Valentina Bova, Iman Meskelindi e Giuseppe De Santis abbiamo realizzato un workshop sul ruolo della museoterapia nella gestione di questi sintomi nella demenza.
L’obiettivo era quello di sfruttare l’enorme potere comunicativo dell’arte, che permette di stimolare gli aspetti emotivi del paziente con demenza, diventando uno strumento di interazione sorprendentemente immediata. In questo modo, è stato possibile infatti ridurre l’isolamento sociale del paziente e del suo caregiver, dando loro l’opportunità di ritrovarsi.
L’evento svoltosi il 14 marzo 2019 presso i locali del Consultorio Familiare Diocesano “P. Raffa”, che ospitano la sede di Reggio Calabria dell’Alzheimer Cafè, è stato diviso in due momenti:
– introduzione dei disturbi psicologici e comportamentali dei pazienti con demenza, gestione e opportunità di intervento;
– incontro con l’arte, in cui caregiver, familiari, operatori e pazienti hanno condiviso emozioni e ricordi suscitati dalla contemplazioni delle opere presentate.
Da quando ho iniziato a collaborare con PsicoIus – Scuola Romana di Psicologia Giuridica le occasioni di crescita personale e professionale sono state tantissime.
Come parte del Team delle Pratiche di Giustizia Riparativa mi sono occupata dell’organizzazione del Convegno svoltosi sabato 15 dicembre 2018 presso la Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università di Roma Sapienza.
L’obiettivo era introdurre la giustizia riparativa come IL modo per riparare alla frattura relazionale esercitata dall’azione-reato tra autore, vittima e comunità sociale.
Dopo l’introduzione della Prof.ssa Patrizia Patrizi, vi è stata la lectio magistralis del Prof. Tim Chapman dell’Università di Ulster, Northern Ireland.
Il weekend è proseguito presso la sede di PsicoIus con un workshop illuminante sulle pratiche di giustizia riparativa assieme alle colleghe della Scuola di Formazione in Psicologia Giuridica.
Ho partecipato al corso di formazione organizzato dall’Ordine Psicologi Calabria sulle dipendenze del terzo millennio che si è svolto qualche giorno fa a Reggio Calabria.
Partendo da un grande interesse personale nei confronti dell’argomento (il progetto AddicTo è un esempio), l’evento si è rivelato un’occasione per riflettere e approfondire con i collegh* calabresi il fenomeno delle dipendenze a 360°, includendo di fatto dipendenze da sostanza e le più nuove dipendenze comportamentali.
Per maggiori dettagli, lascio di seguito il riferimento all’articolo scritto per AddicTo.
Uno dei punti centrali dell’esperienza umana è la capacità di provare emozioni: quotidianamente descriviamo la nostra vita e noi stessi in base a quello che proviamo in un determinato momento.
L’emozione è uno stato fisiologico caratterizzato da un inizio, un picco e una fine ed è legato sempre al significato di uno stimolo interno o esterno a noi, ma soprattutto a un insieme di espressioni facciali e comportamenti specifici.
Siamo fatti di felicità, tristezza, rabbia, paura, disgusto: sono queste alcune tra le emozioni primarie studiate dai neuroscienziati. L’oggetto di studio delle Neuroscienze Affettive sono i processi cerebrali alla base delle emozioni.
Cuore vs. Cervello
Molto spesso ci sentiamo come dilaniati da una guerra interiore: il cervello ci indica una via, ma il cuore tende ad un’altra. Mentre la prima è asfaltata e ben tenuta, la seconda è fatta di buche e sassi. Questa esperienza soggettiva potrebbe portarci a considerare le emozioni come secondarie al ragionamento e, più nello specifico, a localizzare nel cervello le funzioni superiori e considerare le funzioni provenienti dal corpo, tra cui le emozioni, “al pari degli istinti animali”: questo è esattamente l’errore in cui è caduto Cartesio (vedi Errore Cartesiano).
Esiste un cervello emozionale? Soprattutto grazie alla misurazione dei correlati neurofisiologici attraverso le tecniche fMRI e PET è stato possibile affermare che le emozioni sono inequivocabilmente legate a specifici circuiti cerebrali.
Il sistema limbico, costituito da amigdala, ippocampo e ippocampo, sarebbe la parte più sentimentale del nostro cervello. Dal punto di vista evoluzionistico le aree limbiche sono le più antiche: esse si occupano delle funzioni vegetative sin dall’epoca primitiva e man mano si sono evolute per regolare i comportamenti di reazione a fonti di pericolo, le cosiddette situazioni fight-or-flight. Proprio per la loro fondamentale importanza, sono le aree che si sviluppano per prime durante la vita dell’individuo e durante l’adolescenza raggiungono completa maturità, a differenza della più recente corteccia prefrontale, i cui feedback in questo periodo non sono ancora abbastanza maturi da controllare gli impulsi sottocorticali (ecco spiegato perché gli adolescenti sono particolarmente propensi all’azione e poco alla riflessione!).
Tra i principali studiosi dei circuiti neurali delle emozioni il contributo di Panksepp è stato fondamentale: egli si è occupato di indagare i sistemi neurotrasmettitoriali specifici per ogni emozione. La teoria di Panksepp (1998) prevede l’esistenza di sette sistemi affettivi primari e per ognuno di questi esisterebbe un circuito e dei neurotrasmettori specifici:
Se pensiamo al celebre aforisma shakespeariano “siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”, non possiamo che dissentire: siamo ben altro, per fortuna!
Siamo corpo, siamo mente, siamo emozioni: è la giusta combinazione di questi aspetti che ci rende così meravigliosamente umani.